PRENDETEVI DIECI MINUTI PER RIFLETTERE

L’Occidente è pronto a subire danni economici se verranno imposte sanzioni contro la Russia, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock dopo l’incontro con il suo omologo ucraino Dmitry Kuleba.
“Abbiamo preparato insieme una serie di misure dure contro la Russia, queste sanzioni sono senza precedenti e sono concordate con tutti i partner. In questo contesto, voglio sottolineare che siamo pronti a pagare un alto prezzo economico per questo, dal momento che stiamo parlando della sicurezza dell’Ucraina”

Questi elementi, solo all’apparenza marginali, condensano in pochi concetti tutte le dinamiche di potere che occorre conoscere per comprendere come oggi si eserciti il dominio sulle masse.

Punto primo: chi e cosa rappresenta oggi la Baerbock?
Certamente non il popolo tedesco, al quale interessa la propria di sicurezza (sociale, economica, fisica) e non quella dell’Ucraina.
Forse il ministro degli esteri tedesco non lo sa, ma la sicurezza dell’Ucraina è a rischio da un pezzo, visto che guerra c’è già; e c’è da otto anni, non da ieri e certamente non l’ha voluta la Russia, dato che il colpo di stato che ha innescato la crisi l’hanno organizzato i suoi protettori politici, investendoci 5 miliardi di dollari. Viktoria Nuland dixit.
La stessa Nuland, oggi assistente del Segretario di Stato USA, che all’epoca dei fatti di Maidan disse anche “Fu*k the EU”, invitando i tedeschi e i loro compagni di sventura europei a fotte*si riguardo ai loro interessi e alla stabilità dell’Unione.
Per otto anni nessuno si è interessato all’Ucraina e oggi all’improvviso, in concomitanza con l’insediamento di Biden alla Casa Bianca, la questione diventa cruciale e si punta l’indice sulla Russia, che durante tutto questo periodo non ha mosso un muscolo per esacerbare la situazione.
E’ evidente quindi che la Baerbock sta parlando a nome di quel complesso industriale-militare-mediatico-scientifico che invece il conflitto lo vuole e che per ottenerlo sta manovrando le pedine che ha piazzato nei ruoli chiave, sta diffondendo attraverso i suoi megafoni mediatici un incessante propaganda di guerra, sta riempiendo le tasche del governo fantoccio in Ucraina e sta accumulando nell’area tonnellate di armi e munizioni, e decine di migliaia di uomini, alla faccia degli ecologisti gretini.
L’atteggiamento del nuovo governo tedesco sul North Stream 2 e sull’Ucraina, sono la prova evidente che la Germania è un gigante dai piedi d’argilla e che la potenza economica in assenza di sovranità e di proiezione geopolitica vale quanto una corazza placcata d’oro in battaglia: se non hai armi e se non sai combattere, finisce in mano a chi invece le armi le ha e le sa usare bene.

Punto Secondo: “Voglio sottolineare che siamo pronti a pagare un alto prezzo economico per questo”.
Chi è pronto?
Lei di sicuro, visto che ha lo stipendio garantito.
Il tessuto produttivo e le persone comuni sono pronti?
No di certo.
Allora chi altro è pronto?
Certamente quel ceto parassitario semicolto, obnubilato da decenni di narrazione finto-buonista e che guarda il mondo attraverso gli occhiali cognitivi della propaganda moralistica neocoloniale.
Questi soggetti ritengono che esistano dei principi superiori che vanno al di là dell’interesse personale. Principio giusto sulla carta.
Ma chi è che determina oggi quali siano i precetti morali da seguire?
Ovviamente la propaganda tramessa da media, influencer, intellettuali e politici di riferimento.
Cosa c’è di morale nello spingere un paese in bancarotta, stremato da otto anni di guerra civile a fare banzai contro la Russia?
Chi ci guadagna?
Il popolo tedesco?
No di certo.
Il popolo ucraino?
Men che meno.
Gli altri popoli europei?
Ancora meno.
I russi ?
In prima battuta non direi, anche se gli stanno offrendo su un piatto d’argento la possibilità di assestare uno schiaffo epocale alle medie potenze europee, agli Usa e alla Nato.
Di certo, comunque vada a finire, chi ne uscirà sicuramente con le ossa rotte sono i popoli europei e in primis i tedeschi. I Russi hanno già pronto un piano B che guarda interamente ad Est.
Il mondo è regolato dai rapporti di forza non dalle buone intenzioni.

In estrema sintesi la Baerbock è lì per dirci che il Potere agisce come un parassita infiltrando i gangli vitali dell’organismo ospite con le sue “larve”; che queste “larve” vanno spesso ad occupare i posti loro assegnati da quote colorate; che la propaganda serve a creare dei simulacri contro i quali indirizzare la furia “moralisticheggiante” dei fanatici manipolati (oggi si destabilizza e si invade per moralizzare, una volta lo si faceva per civilizzare, ma il succo è lo stesso).

In uno scenario del genere il popolo può salvarsi soltanto se riesce a farsi sua volta potere, attraverso il numero, e ad incunearsi tra soggetto dominante ed entità da lui controllate (marionette politiche, media, influencer, quinte colonne). Pertanto se non verrà creato al più presto un soggetto quarto, rispetto a Potere, Maggioranza e Opposizione controllata, in grado di operare politicamente e mediaticamente come facevano i partiti novecenteschi, le masse saranno destinate per sempre, ad essere confinate fuori dalla Storia.
Battere il Potere è complicato, ma non impossibile. Lui disegna di volta in volta le società per renderle funzionali ai propri interessi.
Questa volta si è dovuto sbrigare, ha affrettato i tempi, e questo gli è costato dover uscire allo scoperto e mostrare alle masse tutti i suoi mezzi e il suo potere di infiltrazione.
Per operare sui tempi lunghi è necessario un disegno, un progetto.
Con il termine di “complottismo” lui mira a disinnescare preventivamente la possibilità che questo disegno venga capito.
Perché il nocciolo è tutto lì, una volta capito il quadro generale la lotta ritorna alla pari, lui cessa immediatamente di essere migliaia di mosse avanti a noi.
Si combatte ad armi pari.
Oggi noi sappiamo dove vogliono arrivare e soprattutto conosciamo gli uomini e i mezzi (propaganda, censura, intimidazione, guerra psicologica…) che sta utilizzando per raggiungere l’obiettivo.

Basterebbe un’elezione politica a segno per metterlo in ginocchio, o quantomeno per uscire ancor di più allo scoperto.
A quel punto tutti i mezzi subliminali diverrebbero inefficaci e gli toccherebbe passare alle maniere forti.
A quel punto il numero diverrebbe determinate.

Rilancio in chiusura un vecchio post di Laura Ru e un giudizio di Oskar Lafontaine, esponente di spicco dell’SPD negli anni ’80 e ’90, sui Verdi e la Baerbock per chiarire i concetti sopra esposti.

Bisogna sperare che il gasdotto Nord Stream2 venga completato prima delle prossime elezioni federali in Germania, che si terranno il 26 settembre. Dopo quella data il suo completamento diventerà estremamente difficile, o addirittura impossibile: il Partito dei Verdi ha un’alta probabilità di entrare nella coalizione di governo e nominare il prossimo cancelliere tedesco – uno scenario che segnerebbe il destino delle relazioni tedesche con Cina e Russia, che sono già tese. Il Partito dei Verdi è diventato da lungo tempo un braccio dell’élite globalista statunitense, la varietà Sorosiana che giustifica gli interventi militari con il pretesto della protezione dei diritti umani, promuove gli interessi del capitale finanziario-digitale con il pretesto di combattere il cambiamento climatico e promuove qualsiasi causa liberal che possa distrarre le persone dai suoi veri obiettivi. Basta dare un’occhiata al profilo della leader di questo partito, Annalena Baerbock. Dal 2000 al 2004, la Baerbock ha studiato scienze politiche e diritto pubblico all’Università di Amburgo. Nel 2005 ha ottenuto un master in Public International Law presso la London School of Economics (LSE). Nel 2005 ha completato un tirocinio presso il British Institute of International and Comparative Law (BIICL). Molto probabilmente i suoi studi a Londra la misero in contatto con influenti personaggi della compagine atlantista, che divennero poi determinanti per accelerare la sua carriera politica, davvero fulminea.
Dal 2005 al 2008 infatti la Baerbock ha lavorato al Parlamento europeo, cioè subito dopo essere entrata nel Partito dei Verdi nel 2005. Tra il 2008 e il 2009 ha lavorato come consigliere per sicurezza e politiche estere per il gruppo parlamentare del Partito dei Verdi al Bundestag. In che modo una giovane aderente del partito è diventata il suo consigliere per sicurezza e politiche estere? Penso di conoscere la risposta.
Per inciso, la signora Baerbock è anche membro dell’European Council on Foreign Relations (ECFR) fondato nel 2007 con il finanziamento iniziale della Open Society di George Soros.

Annalena Baerbock vista da Oskar Lafontaine

Negli ultimi giorni le critiche più feroci ad Annalena Baerbock, candidata dei Verdi alle prossime elezioni federali del 26 settembre e nuova indiscussa stella politica del mainstream tedesco, sono arrivate da sinistra e, precisamente, da Oskar Lafontaine. Lafontaine è stato negli anni Ottanta e Novanta una figura di primo piano dell’SPD. Ex sindaco di Saarbrücken, ex governatore del Saarland, ex presidente della SPD, dal 1998 al 1999 fu anche ministro delle finanze nel governo Gerhard Schröder, dal quale si dimise in aperta polemica con il cancelliere. Da allora Lafontaine è approdato nella Linke, anche se dal 2010 si è ritirato dalla politica nazionale attiva. Noi di Giubbe Rosse stavamo preparando un profilo della nuova candidata verde con l’obiettivo di metterne in luce il pericoloso fondamentalismo sia sul piano della politica energetica, sia sul piano geopolitico, mascherato dalla consueta coltre di luoghi comuni buonisti e ambientalisti tipica dell’universo progressista, di cui i verdi tedeschi rappresentano oggi l’espressione più compiuta. Oskar Lafontaine, con due velenosi post dal suo profilo Facebook, rispettivamente il 20 aprile e il 26 aprile, ci ha risparmiato un sacco di lavoro.

Già nel primo post del 20 aprile Lafontaine ci va giù pesantissimo. Fin dai tempi del bombardamento di Belgrado, i Verdi hanno dimostrato di essere il vero partito della guerra in Germania, per non dire che sono essenzialmente manovrati da Washington. L’idea che la Baerbock, fautrice di una politica di sanzioni e di pressione costante contro Putin e favorevole al riarmo della Germania, possa un giorno rappresentare la Germania in mezzo a un ipotetico conflitto tra Russia e Ucraina, è un qualcosa che non rende affatto tranquillo Lafontaine. Inoltre, pur senza infierire fino alle estreme conseguenze, Lafontaine fa proprie le critiche già rivolte alla candidata verde da Jens Berger: un prodotto di marketing costruito a tavolino dai media, inesperta e del tutto impreparata a svolgere la funzione di cancelliera.

Ero insieme ad Heinrich Böll, Petra Kelly e Gert Bastian alla marcia di protesta a Mutlangen contro il Pershing II. La coalizione rosso-verde con Schröder e Fischer nacque essenzialmente per mia iniziativa: Schröder voleva una grande coalizione [un’alleanza tra SPD e CDU, lasciando fuori i Verdi ndr]. Mi sono pentito di quella decisione. Non solo per l’Agenda 2010, ma anche per la partecipazione della Germania alla guerra internazionale illegale in Jugoslavia, che è stata attuata in larga parte da Joschka Fischer e dai Verdi. Da allora, i Verdi si sono trasformati da partito della pace in partito della guerra. La Fondazione Heinrich Böll dovrebbe cambiare nome e chiamarsi “Fondazione Generale von Clausewitz”.
Un esponente di spicco di questo bellicismo del partito verde è la nuova “candidata a cancelliera” Annalena Baerbock. Appoggia guerre illegali, è favorevole al riarmo, alla fornitura di armi, all’accerchiamento della Russia da parte degli Stati Uniti e, naturalmente, è contraria al NordStream 2. Jens Berger ha raccolto una collezione di sue citazioni sulla pagina odierna del blog NachDenkenSeiten.
L’idea che i Verdi, controllati dagli Stati Uniti, abbiamo scelto Annalena Baerbock come candidata alla cancelleria nel mezzo di una crisi al confine russo-ucraino che si fa ogni giorno più grave, mi fa semplicemente orrore. Ma c’è di più: in economia sarebbe impensabile che a capo di, supponiamo, Volkswagen, Daimler o BASF arrivasse qualcuno che non ha mai amministrato una piccola azienda, non è mai stato capo reparto o membro del consiglio di amministrazione di un’azienda di medie dimensioni. I Verdi e molti dei loro sostenitori tra le file dei giornalisti ritengono ovviamente come Annalena Baerbock che lavorare per un gruppo parlamentare verde e tirare su due figli ti renda sufficientemente qualificato per diventare cancelliere della più grande economia d’Europa.
Mi tornano in mente le parole di Wilhelm Busch: “Se uno, che a fatica è riuscito ad arrampicarsi su un albero, crede di essere già diventato un uccello, si sbaglia di grosso”.

Nel post del 26 aprile Lafontaine affonda ulteriormente il coltello nella piaga, evidenziando come il presunto ambientalismo della Baerbock e la sua posizione sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO rispondano essenzialmente agli interessi di Washington. Se ha così tanto a cuore l’ambiente, perché la Baerbock non dice nulla sull’importazione di gas da fracking dagli USA, mentre ogni giorno chiede a gran voce di porre fine al progetto NordStream 2? E, più ancora, che significa che l’Ucraina è un paese sovrano e può scegliere se aderire o meno alla NATO? E se Cuba accettasse di ospitare missili russi puntati contro gli USA o se il Venezuela decidesse di far stazionare truppe cinesi sul proprio territorio in cambio di aiuti economici? Non sono anche loro paesi sovrani? Che cosa direbbero i suoi amichetti americani?

Il mio post su Annalena Baerbock ha ricevuto molti consensi, ma ha anche suscitato forti critiche. I critici sembrano essersi particolarmente indignati per il fatto che io abbia definito Annalena Baerbock una bellicista.
Non mi sono affatto sbagliato. La “candidata a cancelliera” verde chiede oggi di intensificare la pressione su Mosca, di usare il pugno duro con la Cina e di mettere fine al sostegno del gasdotto NordStream 2. Forse ancora non sa che l’obiettivo principale degli Stati Uniti da un secolo a questa parte è “impedire un’alleanza tra Germania e Russia”, come ha detto il consigliere per la sicurezza statunitense George Friedman:” È una banale constatazione che per gli Stati Uniti sarebbe un problema se la tecnologia tedesca e le materie prime russe si unissero”.
Dovrebbe sapere, però, che l’industria automobilistica tedesca e i suoi dipendenti lo scorso anno erano ben felici che i cinesi acquistassero tante auto tedesche (in futuro ci saranno sempre più auto elettriche). I manager che ora strizzano l’occhio ai Verdi hanno chiaro in mente che cosa significherebbe per le loro aziende il pugno duro che la Baerbock chiede contro la Cina? Aggiungiamo, per amore di completezza, che lei chiede anche il dialogo.
Non c’è niente di verde nel chiedere la fine del NordStream 2. Sarebbe molto più verde, se mai, chiedere di interrompere le forniture alla Germania e all’Europa del gas da fracking degli USA, che è notevolmente più inquinante per l’ambiente. Ma su questo devo ancora sentire una parola.
È pericoloso, però, che alla richiesta del governo ucraino di aderire alla NATO non venga in mente di meglio ad Annalena Baerbock che la solita formula propagandistica di chi desidera accerchiare la Russia: “Gli stati sovrani possono decidere da soli sulle loro alleanze”. Dunque, non avrebbe niente in contrario se un domani l’Avana stringesse un patto di assistenza militare con la Russia e a Cuba stazionassero missili e truppe russe, giusto? Lo stesso vale per il Venezuela, che da anni viene bullizzato dall’imperialismo statunitense. Secondo gli studi degli economisti statunitensi Weisbrot e Sachs, più di 40.000 persone sono morte lì tra il 2017 e il 2018 solo a causa delle sanzioni americane. Il Venezuela potrebbe concludere un patto di assistenza con la più potente Cina, con il risultato che truppe e missili cinesi stazionerebbero sul suolo venezuelano. Che cosa ne penserebbero i suoi amici americani?
Ancora di più mi interesserebbe sapere che cosa hanno da dire Annalena Baerbock e i suoi sostenitori sulla mia “conclusione ingenua” riguardo agli Stati sovrani di Cuba e Venezuela. Vogliamo scommettere che non riceverò alcuna risposta?