PERLINE AGLI INDIGENI

Tutte le infrastrutture costruite nei secoli scorsi sono state progettate per andare incontro alle necessità del grande capitale e servivano principalmente a facilitare il traffico delle merci e il processo di globalizzazione.
Oggi le esigenze del grande capitale sono mutate: tutte le infrastrutture che si stanno implementando serviranno principalmente a facilitare la circolazione della nuova merce, ovvero dei dati, e a garantire il controllo affinché il processo possa essere completato senza intoppi.

Ora come allora il progetto è accompagnato da una campagna di marketing fantasmagorica.
Già all’indomani dell’inizio della pandemia, che in pratica è stato il segnale inviato dal capotreno al macchinista per invitarlo ad azionare la leva, è stato tutto un florilegio di “nulla sarà più come prima”, “nuova normalità”, “decrescita felice”, “locale è bello”, e altre amenità del genere.
La differenza dell’oggi rispetto al passato è dovuta al fatto che i metodi per regolare la transizione sono stati incredibilmente affinati e la “cupola oligarchica” è giunta ad un livello controllo degli apparati democratici mai visto nella storia: i governi sono eterodiretti manu militari, così come il mondo della cosiddetta informazione, l’industria culturale, le istituzioni sovranazionali e il terzo settore; i social sono presidiati da influencer con milioni di follower; gli scienziati influenti e i cosiddetti intellettuali di riferimento sono praticamente tutti a cooptati (direttamente attraverso regalie e favori, o indirettamente attraverso leve psicologiche tipo la vanità e la necessità di conformarsi all’opinione del proprio ambiente di riferimento).
Se il processo di globalizzazione registrò un fortissimo antagonismo da parte dei giovani, la de-globalizzazione vedrà questi ultimi schierati in prima linea con il capitale finanziario.
Il motivo è semplice: la “vecchia” generazione produttiva all’epoca era forte, numerosa e pertanto andava utilizzata; oggi, essendosi assottigliata e indebolita, può essere finalmente soffocata; i giovani saranno la mano che spingerà il coltello nel petto del ceto medio produttivo.
Nel prossimo futuro prevedo pertanto un intensificarsi dello scontro genitori-figli.
Il nuovo progetto prevede infatti l’istituzione di un reddito universale e di un sistema di accesso (non proprietà) ai beni, che di fatto costituirà la paga attraverso la quale il sistema remunererà i suoi proxy sul campo e li renderà indipendenti dalle famiglie.
Il combinato disposto di propaganda, benefit, social rating e apparato di controllo, garantirà che le milizie non escano fuori dal seminato e che l’investimento non si ritorca contro l’investitore.

Inizialmente questo sistema sembrerà la soluzione di tutti i problemi dei giovani (ove con questo termine intendo adolescenti, venti-trentenni e young adults eterni adolescenti), ma di fatto è una trappola mortale che garantirà al sistema un esercito sul campo per almeno vent’anni, ovvero fino a quando quella massa non si renderà conto di essere stata ridotta in schiavitù in cambio di un eterno presente minimalista, fatto essenzialmente di svaghi digitali, che non offre possibilità alcuna di mobilità sociale e che va bene fintantoché non si intende mettere su famiglia o non si comincia a diventare vecchi (noi oggi crediamo che si diventi vecchi a settant’anni, mentre la realtà è che già a 49 anni, la mia età, si è vecchi, anche se lo specchio ci dice diversamente).

Il meccanismo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti: le élite stanno spostando l’asse del conflitto sociale dalla posizione verticale a quella orizzontale. Ci stiamo avviando verso un mondo nel quale le masse non combatteranno più contro il vertice della piramide per ribaltare i rapporti di forza, ma si alleeranno con esso nell’illusione di poter sfruttare i suoi capitali e la sua macchina politico-mediatica per fronteggiare presunte emergenze globali o per perseguire i propri interessi individuali.

Un esempio da manuale di questo meccanismo, è dato dalla modalità con la quale stanno insinuando lo scontro generazionale all’interno delle famiglie, attraverso la campagna di inoculazione di massa dei giovani.
Gli adolescenti ricattati, anziché volgere la loro rabbia nei confronti del governo estorsore, sfogano la loro frustrazione contro tutti quei genitori che si pongono dei legittimi dubbi e che cercano di salvaguardare la loro salute e non cedere al più bieco dei ricatti.

La vecchia globalizzazione oramai è obsoleta, deve essere aggiornata. Molte delle produzioni (soprattutto quelle strategiche tipo i chip) verranno presto rimpatriate, grazie soprattutto all’esercito di precari e disoccupati che hanno creato in questi anni e al processo di “cinesizzazione” di alcuni paesi, che ben presto verranno trasformati in tante piccole “Tigri europee”. Del vecchio ordine verrà mantenuta, o meglio potenziata, la capacità di far circolare le informazioni, ovvero la propaganda, la capacità di omologazione culturale e la capienza delle reti che consente il traffico dei dati, con costi energetici che presto saranno pari ad un quinto di tutto in consumo globale. Alla faccia di Greta e di tutta la propaganda che le gira attorno (Il vecchio sistema di trasporto non serve più, pertanto può essere smantellato o ridotto all’essenziale; i soldi oggi si fanno facendo circolare i dati, non le persone e le merci. Per questo motivo possono permettersi la ridicola farsa del marketing attorno al cosiddetto Green New Deal).

La montagna di soldi che sono stati messi a disposizione con il PNRR servirà proprio a questo, non stupisca quindi che alla sanità abbiano destinato le briciole (del resto la risoluzione della questione pandemica era un mezzo, non un fine).
In un mondo in cui il nuovo petrolio sono i dati e il profitto viaggia su di un nuovo binario, che è appunto quello della loro libera circolazione (la privacy ha fatto la fine delle vecchie barriere doganali), assieme a quella delle informazioni, della propaganda e del tecno-controllo, le vecchie infrastrutture, così come la vecchia globalizzazione, divengono obsolete e quindi superflue.

Questo processo di demolizione controllata dell’architettura economica ormai considerata obsoleta, è già in atto e sta avvenendo senza che l’edificio sia stato preventivamente sgomberato. Purtroppo un numero rilevante di categorie lavorative, quelle maggiormente legate al “vecchio” assetto produttivo, rimarranno sotto le macerie. Altre verranno portate temporaneamente al riparo attraverso lo smartworking e nuovi tipi di occupazione, ma giusto il tempo per garantire al sistema il consenso necessario per procedere alla demolizione. Al termine del processo, finiranno anche loro ad ingrossare la massa di “batterie viventi” tenute in vita attraverso il reddito di cittadinanza e regolate con sistemi sofisticatissimi di sorveglianza digitale attraverso i quali verranno distribuiti i crediti sociali.
Il lavoro da remoto ad esempio, è l’anticamera della macelleria sociale che colpirà nel prossimo futuro il settore terziario.

Quando si accorgeranno di essere state truffate, o peggio, di aver collaborato al processo con pensieri, parole, opere e omissioni, sarà troppo tardi il processo sarà stato già avviato, ma soprattutto il sistema di controllo digitale e gli strumenti normativi e fisici di repressione del dissenso saranno già stati implementati, a loro spese.
Vedo in giro tanti tacchini ansiosi di sedersi a tavola per festeggiare il giorno del Ringraziamento.
[Nel poker] Se non riesci a individuare il pollo nella prima mezz’ora di gioco, allora il pollo sei tu.

Credo che la maggior parte delle persone non abbia la minima idea di cosa gli stia per arrivare addosso: qui è in gioco l’assetto socio-economico del prossimo futuro, non c’è margine di trattativa.
Il fenomeno del quale siamo spettatori più o meno consapevoli, rappresenta un cambio di paradigma epocale: in passato le élite muovevano guerra contro le popolazioni utilizzando l’intermediazione dei governi. Giunti a questo punto hanno acquisito un potere talmente illimitato da poter schierare contro le classi medie uomini e strutture alle loro dirette dipendenze.
Ai Governi non è rimasto altro da fare che ratificare provvedimenti decisi altrove e reprimere con ogni mezzo il dissenso.
Oramai gli Stati somigliano sempre di più ad una multinazionale, con tanto di assetto verticistico e codice etico improntato sul politically correct.

Lo stato di emergenza perenne contro ipotetiche minacce globali (terrorismo internazionale, crisi economiche sistemiche, pandemie, riscaldamento globale, Russia, Cina, Iran), è l’impianto narrativo, o se preferite il marketing, attraverso il quale ci verrà venduto il gioco di prestigio che consentirà al capitalismo di rigenerarsi e nel contempo imprigionarci all’interno di un meccanismo nel quale l’individuo atomizzato sarà in tutto e per tutto dipendente dal sistema e succube delle sue regole.
Immaginate per un attimo come potrebbe essere la vita di un uomo in assenza di contante, senza una casa e un’automobile di proprietà e sottoposto ad un regime di cittadinanza a punti.
Una moderna forma di schiavitù.
Fantascienza ?
A me sembra che tutto stia andando esattamente in quella direzione.

Siamo come gli indiani di fronte ai coloni, stiamo cedendo praterie in cambio di perline colorate e specchietti; tra non molto finiremo come loro, nevrotici, ubriachi, senza identità e confinati in riserve.