E SE PUTIN STESSE DICENDO LA VERITA’ ?

Di William Engdhal

[…] Putin ha dichiarato che il terrorismo in Cecenia e nel Caucaso russo nei primi anni ’90 è stato attivamente sostenuto dalla CIA e dai servizi segreti occidentali per indebolire deliberatamente la Russia.

[…] Quanto segue è tratto dal mio libro, Amerikas ‘Heilige Krieg.
Le guerre della CIA in Cecenia.

Non molto tempo dopo che i Mujahideen finanziati dalla CIA e dai servizi segreti sauditi avevano devastato l’Afghanistan alla fine del 1980, costringendo l’uscita dell’ esercito sovietico nel 1989 e la dissoluzione dell’Unione Sovietica qualche mese più tardi, la CIA iniziò a cercare nuovi possibili punti di collasso dell’ Unione Sovietica, dove i loro addestrati “Arabi Afghani” avrebbero potuto essere reimpiegati per destabilizzare ulteriormente e indebolire l’influenza russa nello spazio eurasiatico post-sovietico.
Giunti in Afghanistan nei primi anni 1980, furono portati da una recluta della CIA saudita dal nome di Osama bin Laden.
Erano chiamati “Arabi Afghani” per il fatto che furono reclutati fra i musulmani wahabiti sunniti ultraconservatori provenienti dall’ Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait e in altre parti del mondo arabo in cui era praticata l’ultrarigida corrente wahabita dell’Islam.

Con l’ex Unione Sovietica nel caos totale e allo sbando, Amministrazione di George HW Bush decise di “prenderli a calci mentre erano a terra”; un’idea molto infelice. Washington reimpiegò i propri terroristi veterani afghani per portare caos e destabilizzazione in tutta l’Asia centrale, finache all’ interno della Federazione Russa stessa, proprio in una fase di crisi profonda e traumatica durante il collasso economico dell’ era El’cin.
Nei primi anni 1990, la società di Dick Cheney, Halliburton, esaminò le potenzialità petrolifere “offshore” di Azerbaigian, Kazakistan, e dell’ intero bacino del Mar Caspio. La regione venne stimata essere “un’altra Arabia Saudita”, ma dal valore molto maggiore di diversi miliardi di dollari, se valutata sul mercato contemporaneo. Gli Stati Uniti e il Regno Unito erano determinati a mantenere quella “miniera d’oro” fuori dal controllo russo con tutti i mezzi a disposizione. Il primo obiettivo di Washington fù quello di organizzare un colpo di stato in Azerbaijan nei confronti del presidente eletto Abulfaz Elchibey per farvi insediare un nuovo presidente più “amichevole” nei confronti dell’ idea che l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC),”la conduttura più politicizzata del mondo”, che porta l’olio dall’ Azerbaijan attraverso la Georgia verso la Turchia e il Mediterraneo, fosse controllata dagli Stati Uniti.

A quel tempo, l’ unico oleodotto esistente da Baku era uno dell’ epoca sovietica che prendendo l’olio di Baku attraversava la capitale cecena, Grozny, portandolo verso nord attraversando la provincia del Daghestan in Russia e, attraverso la Cecenia, giungeva al porto russo del Mar Nero di Novorossiysk. L’oleodotto risultava il maggiore ostacolo verso una via alternativa, comunque molto più costosa per Washington e per le major petrolifere britanniche e statunitensi.
Il presidente Bush Sr. concesse ai suoi vecchi amici alla CIA il mandato di distruggere quell’oleodotto russo-ceceno creando così un tale caos nel Caucaso che nessuna società occidentale o russa avrebbe considerato l’idea di usare oleodotto russo di Grozny.
Graham E. Fuller, un vecchio collega di Bush e ex vice direttore del Consiglio Nazionale sull’Intelligence della CIA, fu un architetto chiave nella strategia della CIA riguardo ai Mujahideen. Fuller descrisse la strategia della CIA nel Caucaso durante primi anni ’90: “la politica di guidare l’evoluzione dell’ Islam sostenendolo contro i nostri avversari funzionò meravigliosamente bene in Afghanistan contro l’Armata Rossa. Le stesse dottrine possono ancora essere usate per destabilizzare ciò che resta del potere russo.”

Nel 1991 Richard Secord, ex Vice Assistente Segretario alla Difesa, sbarcò a Baku costituendo la società di facciata della CIA, MEGA Oil. Era un veterano delle operazioni segrete della CIA dell’oppio in Laos durante la guerra del Vietnam. In Azerbaijan, costituì una compagnia aerea con lo scopo di far volare segretamente, dall’ Afghanistan in Azerbaijan, centinaia di Mujahideen appartenenti ad al-Qaeda e Bin Laden. Nel 1993, la MEGA Oil reclutò e armò 2.000 Mujahideen, convertendo così Baku in una base per operazioni terroristiche dei Mujahideen nel Caucaso.
L’operazione segreta dei Mujahideen del Generale Secord nel Caucaso dette il via al succitato colpo di stato militare che ebbe come esito il rovesciamento del presidente Abulfaz Elchibey, eletto quello stesso anno, e installandovi Heydar Aliyev, un più flessibile e bendisposto fantoccio degli Stati Uniti. Un rapporto segreto dell’intelligence turca, trapelato al Sunday Times di Londra, affermò che “due giganti del petrolio, BP e Amoco, inglesi e americani, rispettivamente, che insieme formano l’ AIOC (Consorzio dell’Olio internazionale dell’ Azerbaijan), erano dietro il colpo di Stato.”

Il capo dei servizi segreti sauditi, Turki al-Faisal, diede disposizioni che il suo agente, Osama bin Laden, che mandò in Afghanistan all’inizio della guerra in Afghanistan nei primi anni 1980, avrebbe usufruito della sua organizzazione afgana Maktab al-Khidamat (MAK) per reclutare “Arabi Afghani” per quella che rapidamente stava diventando una Jihad globale. I mercenari di Bin Laden furono così utilizzati come truppe d’ assalto dal Pentagono e dalla CIA per coordinare e sostenere le offensive musulmane non solo in Azerbaigian, ma poi anche in Cecenia e, in seguito, in Bosnia.
Bin Laden inserì un altro saudita, Ibn al-Khattab, per divenire Comandante, o Emiro del Jihadista Mujahideen in Cecenia (sic!) insieme al ceceno Shamil Basayev, signore della guerra. Poco importa che Ibn al-Khattab fosse un saudita arabo che parlasse a malapena una parola di ceceno, e per niente il russo. Sapeva però come riconoscere i soldati russi e come ucciderli.
La Cecenia era, per tradizione, una società prevalentemente Sufi, un ramo più “moderato” dell’ Islam apolitico. Ma la crescente infiltrazione dei ben pagati e ben addestrati terroristi Mujahideen predicanti la Jihad o Guerra Santa contro i russi e sponsorizzati dagli Stati Uniti, trasformò del tutto l’iniziale movimento riformista di resistenza cecena. Si diffuse così l’ ideologia della linea dura islamista di al-Qaeda in tutto il Caucaso. Sotto la guida di Secord, le operazioni terroristiche dei Mujahideen furono così anche rapidamente estese nel vicino Daghestan e in Cecenia, trasformando Baku in un punto di spedizione per l’eroina afgana alla mafia cecena.

Dalla metà degli anni ’90, Bin Laden pagava i capi guerriglieri ceceni, Shamil Basayev e Omar ibn al-Khattab, diversi milioni di dollari al mese, la fortuna di un re, pensando ad una Cecenia che nel 1990 era economicamente desolata, consentendo così loro di emarginare la maggioranza moderata cecena. I servizi segreti americani furono profondamente coinvolti nel conflitto ceceno fino alla fine degli anni 1990. Secondo Yossef Bodansky, l’allora direttore del Congressional Task Force degli Stati Uniti sul terrorismo e sulla guerra non convenzionale, Washington partecipò attivamente alla “ennesima jihad anti-Russia, cercando di supportare e potenziare le forze islamiste anti-occidentali più virulente.”
Bodansky rivelò in dettaglio l’intera strategia della CIA nel Caucaso nel suo rapporto, affermando che i funzionari del governo statunitense vi parteciparono:
“Una riunione formale in Azerbaijan nel dicembre 1999, in cui vennero discussi e concordati i programmi specifici per la formazione e l’equipaggiamento dei Mujahideen dal Caucaso, Asia del sud e Centrale e nel mondo arabo, culminò con un tacito incoraggiamento di Washington a vantaggio di entrambi gli alleati, i musulmani (principalmente Turchi, Giordani e dell’ Arabia Saudita) e le ‘società di sicurezza private’ degli Stati Uniti. […] per aiutare i ceceni e i loro alleati islamici a insorgere nella primavera del 2000 e sostenere la conseguente Jihad per un lungo periodo […] la Jihad islamista nel Caucaso come un modo per deprivare la Russia di una via percorribile da un oleodotto attraverso una spirale di violenza e terrorismo”.

La fase più intensa delle guerre di Cecenia diminuì nel 2000 solo dopo la pesante intervento militare russo che sconfisse gli islamisti. Fu però una “vittoria di Pirro”, che costò un tributo enorme in vite umane e la distruzione di intere città. Il bilancio esatto delle vittime causate dal conflitto ceceno istigato dalla CIA è sconosciuto. Stime non ufficiali variavano da 25.000 a 50.000 fra morti e dispersi, per la maggior parte civili. Stime di perdite russe si aggirano attorno alle 11.000 persone secondo il “Comitato delle Madri dei soldati”.
Le major petrolifere anglo-americane e gli agenti della CIA erano felici. Ottennero quello che volevano: il loro oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, bypassando l’oleodotto di Grozny in Russia.
I jihadisti ceceni, sotto il comando islamico di Shamil Basayev, continuarono però gli attacchi di guerriglia dentro e fuori la Cecenia. La CIA si riorientò nel Caucaso.

Collegamento saudita di Basayev.
Basaev fu fondamentale nella Jihad Globale della CIA. Nel 1992 incontrò il terrorista saudita Ibn al-Khattag in Azerbaijan. Dall’ Azerbaijan, Ibn al-Khattab portò Basayev in Afghanistan per incontrare il suo compagno saudita Osama Bin Laden. Il ruolo di Ibn al-Khattab è stato quello di reclutare i musulmani ceceni disposti a intraprendere la Jihad contro le forze russe in Cecenia per conto di una strategia di copertura della CIA per destabilizzare la Russia post-sovietica e garantire così il controllo britannico-statunitense sulla “energia” del Caspio.
Una volta tornati in Cecenia, Basayev e al-Khattab crearono la Brigata Internazionale Islamica (IIB) con il denaro dell’ Intelligence saudita, con l’approvazione della CIA e coordinato attraverso la relazione con l’ambasciatore saudita di Washington nonché principe, Bandar bin Sultan, intimo conoscente della famiglia Bush. Bandar, ambasciatore saudita di Washington per più di due decenni, era così intimo con la famiglia Bush che George W. Bush riferiva all’ambasciatore playboy saudita come “Bandar Bush”, considerandolo una sorta di membro onorario della famiglia.
Basayev e al-Khattab importarono in Cecenia i combattenti prelevandoli dal ramo fanatico saudita wahabita dell’Islam sunnita. Ibn al-Khattab ordinò che il suo esercito privato di arabi, turchi e altri combattenti stranieri venisse chiamato “Mujahideen arabi in Cecenia”. Gli fù anche commissionato di creare campi paramilitari nelle montagne del Caucaso e della Cecenia dove venissero addestrati ceceni e musulmani delle repubbliche russe del Caucaso del Nord e dell’ Asia centrale.

La Brigata Internazionale Islamica, finanziata dai sauditi e dalla CIA, fu responsabile non solo del terrorismo in Cecenia. Essi condussero nell’ ottobre 2002, al Teatro Dubrovka di Mosca, un sequestro di ostaggi e si macchiarono inoltre del raccapricciante massacro della scuola di Beslan nel settembre 2004.
La sera del 23 ottobre 2002, i membri della IIB, RSRSBCM e SPIR operarono congiuntamente allo scopo di sequestrare oltre 800 ostaggi a Teatro Podshipnikov Zavod (Dubrovka) di Mosca.
Nell’ottobre 1999, gli emissari di Basayev e Al-Khattab viaggiarono alla casa base di Osama bin Laden, nella provincia afghana di Kandahar, dove egli accettò di fornire assistenza militare e aiuti finanziari, prendendo anche accordi per inviare in Cecenia diverse centinaia di combattenti per la lotta contro le truppe russe e perpetrare atti di terrorismo. Successivamente, nello stesso anno, Bin Laden inviò ingenti somme di denaro a Basayev, Movsar Barayev (leader di SPIR) e Al-Khattab, i quali sarebbe stati utilizzati esclusivamente per la formazione di uomini armati, reclutamento di mercenari e di acquistare munizioni.
La “via terrorista” Afgano-Caucasica di Al Qaeda, finanziata dall’intelligence saudita, aveva due obiettivi. Uno era un obiettivo specificamente saudita che era quello di diffondere la fanatica Jihad wahabita nella regione dell’Asia centrale dell’ex Unione Sovietica. Il secondo era l’ordine del giorno della CIA di destabilizzare l’allora ormai collassante Federazione Russa post-sovietica.

Il 1 ° settembre 2004 i terroristi armati di Basaev e la IIB di al-Khattab presero più di 1100 persone come ostaggi in un assedio che includeva 777 bambini, e li tennero prigionieri nella School Number One (SNO) a Beslan in Ossezia del Nord, repubblica autonoma nel Caucaso settentrionale appartenente alla Federazione Russa vicino al confine della Georgia.
Il terzo giorno di “crisi” degli ostaggi, non appena alcune esplosioni furono udite all’interno della scuola, l’FSB e altre truppe russe presero d’assalto l’ edificio. Alla fine, almeno 334 ostaggi furono uccisi, tra cui 186 bambini, con un significativo numero di feriti e dispersi. Divenne chiaro successivamente che le forze russe avevano gestito male l’intervento.
La macchina di propaganda di Washington, da Radio Free Europe a The New York Times e CNN, non perse tempo a demonizzare Putin e la Russia per la loro cattiva gestione della crisi di Beslan, anzichè concentrarsi sui collegamenti di Basayev con Al-Qaeda e i servizi segreti sauditi, in quanto quest’ultimo aspetto avrebbe portato l’attenzione del mondo verso le relazioni intime tra la famiglia del presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la famiglia del miliardario saudita Bin Laden.

Il 1 settembre 2001, appena dieci giorni prima del giorno degli attentati al World Trade Center e del Pentagono, il principe Turki bin Faisal Al Saud, capo dei servizi segreti sauditi, educato e formato negli Stati Uniti, che diresse l’Intelligence Saudita dal 1977, includendo anche l’intera operazione dei Mujahideen di Osama bin Laden in Afghanistan e nel Caucaso, all’improvviso e inspiegabilmente rassegnò le dimissioni, pochi giorni dopo aver accettato un nuovo mandato come capo dell’intelligence dal proprio re. Egli non dette alcuna spiegazione. Fu subito reimpiegato a Londra, lontano da Washington.
Le registrazioni dei legami intimi fra Bin Laden ela famiglia di Bush è stata sepolta, nei fatti del tutto cancellata per motivi di “sicurezza nazionale” (sic!) nella relazione ufficiale sul 9/11 dalla Commissione degli Stati Uniti. Lo sfondo saudita di quattordici dei diciannove presunti terroristi del 9/11 a New York e Washington è stato cancellato anche dal rapporto finale della Commissione del governo degli Stati Uniti, per essere poi pubblicato solo nel luglio 2004 dall’amministrazione Bush, quasi tre anni dopo gli eventi.

Basayev reclamò meriti di aver inviato i terroristi a Beslan. Le sue richieste includevano la completa indipendenza della Cecenia dalla Russia, qualcosa che avrebbe offerto a Washington e al Pentagono un enorme arma strategica proprio nel ventre meridionale della Federazione russa.
Entro la fine del 2004, a seguito del tragedia di Beslan, il presidente Vladimir Putin, come riferito, ordinò una missione segreta da parte dell’intelligence russa di “ricerca e distruzione” per dare la caccia e uccidere i leader principali dei Mujahideen Caucasici di Basayev. Al-Khattab fu ucciso nel 2002. Le forze di sicurezza russe presto scoprirono che la maggior parte dei terroristi ceceni-afgani-arabi erano fuggiti. Ottennero un rifugio sicuro in Turchia, membro della NATO; in Azerbaijan, un altro membro della NATO; in Germania, un membro della NATO; o a Dubai, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti negli Stati Arabi e nel Qatar, un altro stretto alleato degli Stati Uniti.
In altre parole, ai terroristi ceceni venne offerto dalla NATO un rifugio sicuro.

F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, si è laureato in scienze politiche alla Princeton University ed è autore di best-seller sul petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”.